La corsa è un’avventura

C’è chi dice che bisogna essere esploratori nati per andare alla scoperta del mondo, e vivere grandi avventure di coraggio e rischio. Per molti basta iniziare a correre.
Questa è la storia di William.
William ha sempre avuto una sorta di demone nascosto nel cuore e nella mente che lo portava a inseguire un pensiero, rincorrere una fantasia, decidere di partire alla volta di luoghi sconosciuti e lontani.
William ha solo 13 anni quando decide di scalare l’Everest. Prende uno zainetto in cui infila un panino e un paio di guanti, esce di casa e dopo aver percorso circa 2 chilometri e mezzo chiede a un signore incontrato per strada qual è quella che porta verso una delle vette più alte del mondo.

Il signore non ne ha idea però, gli dice, se continua per quella strada sicuramente William arriverà a Venezia. Se sceglie la strada opposta, andrà sulla Marmolada. Quei due punti, per William che vive in un piccolo paesino del Bellunese, diventano i poli del mondo da scoprire.
Tre anni dopo, William chiede a un amico di fare in bicicletta il percorso che separa Venezia dalla Marmolada. Partono al mattino dall’acqua salata e alla sera, dopo 196 km, infilano le mani nella neve fresca alla base del ghiacciaio. Bastano questi due ricordi per capire che per William non è necessario spostarsi di chissà quanti chilometri e prendere chissà quali mezzi per vivere un’avventura. Sono sufficienti buone gambe e una sana voglia di andare. Partire. Senza farsi troppe domande. Con un solo obiettivo in testa, l’arrivo.
È naturale che William scegliesse la corsa, il mezzo più naturale per andare ovunque si voglia e in qualsiasi condizione.

Sono 40 anni che William corre, collezionando alcune tra le più belle maratone del mondo, sulle Dolomiti, e in varie parti del pianeta, come Amazzonia, Sahara, deserto del Sinai, Kenya, Canada, Scandinavia, salendo le cime più belle della sua zona.
Eppure c’è un desiderio inappagato, in fondo al cuore. Un’idea che è attecchita tanto tempo fa e con gli anni è diventata sempre più forte, dapprima solo un pensiero e poi sempre più simile a un sogno: correre dal mare alla Marmolada. Un giorno William, senza neppure pensarci troppo, con la stessa naturalezza e noncuranza dei rischi che portano un ragazzino di 13 anni a decidere di scalare l’Everest, chiede a Elvis, il suo amico ultrarunner, di andare con lui al centro di Venezia, proprio sotto il campanile di San Marco. Dovranno solo correre, parlare, guardare e ammirare ogni singolo metro del percorso. Ci saranno neve, freddo e ghiaccio. Ma non importa. 46 ore e 203 km. Finalmente, sono in vetta.
Correre è passione, certo, per molti individuare un obiettivo, sia esso di vita o fisico, e provare a superarlo. Correre, però, è spesso la più bella delle avventure.
Grazie, William