Di corsa, per essere migliori
Ci sono corse che arrivano dopo lunghi periodi passati a tentare di riscattarsi. Corse che sono vissute come liberazione ma ancora di più come l’affermazione della propria essenza. Come dire, alla vita, “Sì, io ci sono”.
Questa è la storia di Cesare.
Nato e cresciuto a Casalmaggiore, un piccolo paese del cremonese, Cesare vive una vita non molto diversa da quella di tanti suoi coetanei: va a scuola, esce con gli amici, lo sport per lui si traduce in qualche partitella. Finché Cesare fa il suo personale incontro con la droga. E cade.
Le prova tutte, Cesare, fino ad arrivare a quella che gli segnerà indelebilmente l’esistenza, l’eroina. Non è ancora, però, il punto più basso cui può arrivare. Nel 2002 viene arrestato a Reggio Emilia, dove nel frattempo si era trasferito, e finisce in carcere. L’esperienza gli è utile per tanti motivi, ma soprattutto perché è la spinta decisiva per scegliere di disintossicarsi.
Dapprima ci prova da solo, senza l’ausilio di medicine. Le notti sono insonni, i dolori muscolari strazianti, la sensazione che non potrà mai uscirne del tutto costante. Eppure Cesare non molla. Un anno dopo chiede di entrare in comunità. E lì incontra e conosce la corsa.
Pur essendo segnato nel fisico dagli effetti di abitudini malsane, Cesare inizia a correre. Prima è solo una valvola di sfogo, lo strumento cui si aggrappa con tutte le forze in quei momenti in cui sente di non farcela. E poi, beh, poi diventa una passione. Una disciplina. Cesare si scopre maratoneta.
Inizia per correre sporadicamente per arrivare a corse quattro giorni alla settimana, per almeno 10 km al giorno, e alle gare nei weekend. Cesare ama particolarmente le corse dure, preferisce le maratone alle mezze e cerca quanto è più possibile di partecipare a ecomaratone, un evento ancora poco diffuso in Italia.
Cesare non cerca risultati contro gli altri. Ogni corsa è per lui un traguardo per sé stesso, il superamento di un limite giornaliero, la dimostrazione di una forza di volontà che è riuscito a farlo essere una persona migliore. È quello che insegna ai ragazzi della comunità che un tempo l’ha aiutato e che ora ha scelto di frequentare come assistente volontario.
Cesare ha scelto di correre per dimostrare che esiste sempre un’altra possibilità, quella di essere migliori.
Grazie, Cesare.